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Di Gabriella Bechi
Il 21 giugno 2022 l’Irlanda ha notificato alla Commissione europea l’intenzione di adottare una legislazione sull’etichettatura delle bevande alcoliche nell’ambito del sistema informativo sui regolamenti tecnici (TRIS) e delle informazioni sugli alimenti per processi di notifica ai consumatori (FIC). In particolare, la bozza di regolamento prevede che tutte le bevande alcoliche vendute in Irlanda portino due avvertenze sanitarie: “Esiste un legame diretto tra alcol e tumori mortali” e “Bere alcol provoca malattie del fegato”. La norma, a fine dicembre 2022, si è smarcata dal periodo di moratoria senza riscontrare opposizioni dall’organo esecutivo europeo, nonostante i pareri contrari di Italia, Francia, Spagna e di altri sei Paesi della Ue. Un atteggiamento, quello della Commissione, che lascia perplessi, dal momento che la stessa aveva già anticipato nel 2021 la decisione di rivedere la politica di promozione delle bevande alcoliche e l’intenzione di proporre un’indicazione obbligatoria delle avvertenze sanitarie in etichetta entro la fine del 2023 nel quadro del corpus di lavori già in corso nell’ambito del Piano europeo contro il cancro. Su quest’ultima questione nel febbraio 2022 l’Europarlamento si è spaccato, raggiungendo un faticoso compromesso, dicendo sì a maggiori informazioni sulle bottiglie, ma senza riferimenti ad avvertenze sanitarie.
“Il silenzio assenso di Bruxelles a Dublino - commenta il presidente della Federazione nazionale vitivinicola di Confagricoltura, Federico Castellucci – rappresenta una pericolosa fuga in avanti da parte di un Paese membro, che contraddice il recente voto dell’Europarlamento in occasione del via libera al report della Commissione Beca e che crea le premesse perché altri Paesi possano adottare un’etichetta simile. Iniziative unilaterali da parte di un Paese membro costituiscono, inoltre, un ostacolo al commercio in violazione del diritto dell’Ue”. Sarebbe, infatti, vietato ai rivenditori di altri Paesi immettere sul mercato irlandese prodotti sprovvisti di tali etichette, a meno che le bevande alcoliche non venissero rietichettate con le avvertenze per la salute prescritte. Tali restrizioni alle importazioni, che costituiscono ostacoli agli scambi, sono vietate nel mercato unico.
Nessuno nega che il consumo eccessivo di alcol comporti gravi rischi per la salute. E molti dei principali produttori di bevande stanno già attuando politiche di etichettatura in tutta l’Ue per migliorare la trasparenza e la consapevolezza dei consumatori sui possibili rischi per la salute del consumo eccessivo di alcol. Tuttavia, la formulazione della bozza di Regolamento irlandese è imprecisa, sproporzionata e rischia di essere allarmistica, soprattutto alla luce delle evidenze relative al consumo moderato e responsabile di alcol. Il governo irlandese non ha finora prodotto alcuna prova scientifica di un collegamento diretto tra il consumo non qualificato di alcol e tumori mortali e malattie del fegato, come suggerito dalla formulazione delle avvertenze sanitarie proposte, che non riflettono le complessità che sorgono nel considerare i rischi per la salute dei consumatori di alcol, che variano notevolmente a seconda del volume e del modello consumato. “Se uno Stato della Ue chiede un’etichetta particolare – chiarisce Lamberto Frescobaldi presidente di Unione Italiana Vini e componente della giunta di Confagricoltura - mette in crisi i fondamenti dell’Unione europea, nata con il Mec nel 1957 e con la libera circolazione delle merci. Da allora abbiamo avuto prodotti a prezzi controllati e abbiamo dato a tutti la possibilità di avere una dieta migliore. Casi come questo smontano l’Unione e fanno un favore a Usa e Cina. E a chi vuole entrare in questo mercato”.
Intanto, l’incontro tra il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, e il suo omologo irlandese, Charlie McConalogue, ad Agrifish, non ha fatto registrare nessun passo avanti. L’Irlanda ha reso noto che, pur non avendo date precise, il governo è al lavoro sul dossier che porterà avanti l’iter per l’adozione della misura (del resto il problema dell’abuso di alcolici è molto forte nel Paese anglosassone). Dal canto suo l’Italia ha annunciato che lavorerà ad un documento comune con Francia, Spagna e altri Paesi produttori (Portogallo, Grecia e Croazia) per avere una posizione che informi correttamente i consumatori. Contemporaneamente gli eurodeputati della Comagri (De Castro, Laureti e Variati) hanno presentato un’interrogazione urgente alla Commissione Ue. Mentre in Italia, dopo la dura presa di posizione di tutte le associazioni legate al comparto, si è espressa anche la Conferenza delle Regioni, mentre la Commissione Agricoltura della Camera ha approvato la risoluzione dell’on. Carretta, con la quale il governo si impegna a contrastare le misure assunte dall’Irlanda. Un’iniziativa apprezzata da tutta la filiera vitivinicola italiana. D’altra parte, il via libera dell’Unione Europea alle etichette allarmistiche sul vino non può non essere visto come un attacco diretto all’Italia, principale produttore ed esportatore mondiale, con oltre 14 miliardi di fatturato di cui più della metà all’estero. È notizia degli ultimi giorni che l’Irlanda abbia inviato la notifica ufficiale a Ginevra, nel rispetto delle procedure previste dall’Organizzazione Mondiale del Commercio.
La battaglia ora si sposta qui e l’Italia dovrà trovare alleati a livello internazionale, a partire dagli USA.
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