
Di Anja Zanetti
“Noi non vogliamo crescere”. Non si tratta di sindrome da Peter Pan: l’azienda agricola biologica Montemelino, fondata alla fine degli anni ‘50 a Tuoro sul Trasimeno in provincia di Perugia, privilegia l’affinamento della qualità e la diversificazione delle produzioni. Sessanta ettari a 300 metri di altitudine, affacciati sul lago, godono di un microclima unico che ha retto nonostante le ingerenze della crisi climatica. Vigne, in prevalenza, ma anche ulivi (sui quali la proprietà intende puntare sempre più), noccioli e colture marginali. Un’azienda a trazione femminile, oggi alla seconda generazione.
Sabina Cantarelli, infatti, ha ricevuto il testimone dalla mamma Margret Etten, nel 2015. “Lei oggi ha 90 anni, ma ancora non molla”, ci racconta. Parliamo di una donna tedesca, laureata e già impiegata in banca, venuta a studiare italiano a Perugia, che decide di restare per amore. Compra un terreno con l’aiuto del padre e avvia l’azienda vitivinicola “Montemelino”. Le prime etichette sono datate 1961. “Si può immaginare: una donna, per giunta straniera, alla guida di un’azienda nella campagna umbra, a metà del secolo scorso?”. Talmente peculiare che questa storia è diventata un libro, pubblicato in Germania.
Ebbene, Margret con tenacia ce l’ha fatta. “Ha studiato, ha ascoltato i consigli, ha tenuto duro”, prosegue la figlia anche lei subentrata in azienda “da un’altra vita”. Sabina, infatti, si occupava di educazione nei musei e marketing culturale. Un’inflessione milanese appena percettibile nella sua parlata rievoca una vita in movimento. “Ma Montemelino è casa, è il perno di tutto - prosegue -. Dopo un periodo di affiancamento a mia mamma, ho preso in mano l’azienda insieme a mio marito. Lui si è focalizzato sull’attività agricola, io su quella commerciale e di sviluppo del business”.
Fondamentale il supporto di Confagricoltura. “La Confederazione ci ha aiutato molto, soprattutto nella formazione. “Io ho fatto il corso da imprenditrice agricola (IAP), che si è rivelato molto utile”. Oggi l’enoturismo dà una grossa mano all’azienda. “Abbiamo nove appartamenti e ai nostri ospiti, molti dall’estero, riserviamo attenzioni meticolose. Abbiamo deciso di non investire più nelle fiere per destinare tutto alla cura della ricettività. Accoglienza è la parola che meglio ci rappresenta e sulla quale stiamo puntando per costruire la nostra legacy. Effettivamente le persone ci riconoscono una grande qualità e ritornano”.
Un altro caposaldo della gestione di Sabina è l’innovazione tecnologica: fondamentale per mantenere tutto a regime biologico. “Riusciamo a vivere senza chimica. Ci avvaliamo di strumenti di monitoraggio delle condizioni climatiche; sistemi 4.0 che anche in una piccola azienda fanno la differenza”. La nostra ultima domanda riguarda come sempre l’esperienza di genere nel mondo dell’agricoltura. “Non posso dire di aver incontrato ostacoli; ha prevalso la forza della rete. Faccio parte di Confagricoltura Donna e di Donne del Vino: associazioni di imprenditrici sempre pronte a condividere un consiglio. Decisamente una leva in più”.
L’articolo è presente sul numero di marzo 2025 di Mondo Agricolo, la rivista dell’agricoltura
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